Quanto inquina il web?
Nel 1994, anno di fondazione di Engitel, sul web erano presenti circa 3 mila siti. Una cifra che, se paragonata ai numeri di oggi, sembra essere irrealistica. Nel 2019, infatti, si stima che i siti online fossero circa 1,7 miliardi.
Ad aumentare, però, non è solo il numero dei siti, ma anche il loro peso misurato in MegaByte (MB). Siamo infatti passati da un peso medio di circa 0,1MB del 2003 a quasi 4MB del 2019, a quanto riportato nel saggio “Progettare un web a basso impatto” di Nicola Bonotto.
Ciò è da imputare per lo più all’utilizzo sempre più frequente di immagini sempre più grandi e sempre più in alta definizione, video e porzioni di codice inutili e poco ottimizzato.
Ciascuna di queste scelte porta con sé anche un consumo di energia sempre crescente, che causa di conseguenza emissioni e usura dei dispositivi coinvolti (in questo caso server, pc o smartphone e modem).
Internet è responsabile ad oggi di circa il 3,8% delle emissioni globali di CO2, a quanto riportato dal sito https://sustainablewebdesign.org/, pari al quantitativo emesso dal settore dell’aviazione civile. Se volessimo paragonare internet a uno Stato, alcune stime affermano che entro il 2025 il web diventerà la quarta Nazione più inquinante, dietro a Cina, India e Stati Uniti.
Adottare quindi corrette pratiche di progettazione dei siti web è quindi un buon punto di partenza per cercare di calmierare le emissioni. Darsi un “carbon budget” per ogni singola pagina e cercare di rispettarlo, può essere un buon modo per iniziare ad agire. A tal proposito esistono oggi moltissimi tools che consentono di calcolare l’impatto ambientale di ogni singola pagina, fra cui riportiamo i tre strumenti più famosi: