Social takeover: cos’è e perché può essere una buona idea


Prendi il profilo social di un marchio. Fatto? Adesso cerca un personaggio, più o meno conosciuto, e consentigli di gestire l’account per un tempo limitato. Ecco, così avrete il vostro social takeover. Può tornare utile un po’ ovunque: Facebook, Twitter, Snapchat, Instagram. Avete qualche dubbio? Beh, effettivamente l’idea potrebbe non piacere a molti brand italiani (tra i quali la pratica è quasi inesplorata). È un po’ come dare le chiavi di casa propria a uno sconosciuto. Con in più il problema che i muri sono trasparenti: chiunque passi può osservare l’ospite e scambiarlo per voi. All’estero, però, l’idea funziona già da qualche tempo, per promuovere un prodotto specifico, richiamare l’attenzione su un tema o sul proprio brand.
Social takeover: alcuni esempi
Sephora ha affidato il proprio profilo Instagram alla seguitissima esperta di make-up Tamanna Roashan. Marca in sincronia con l’influencer. Ma non è detto che la comunanza di interessi debba essere così stretta. Così come non è detto che i protagonisti debbano essere pescati fuori dall’azienda: Flowers for Dreams ha messo l’account Instagram nella mani del suo ceo, Steven Dyme. Su Twitter sta diventando piuttosto frequente il takeover basato su domande e risposte. Si definiscono un question time, un hashtag e si invitano gli utenti a porre quesiti. Lo ha fatto l’account della Champions League, affidando le risposte ai calciatori. Di solito il takeover è la convergenza tra un marchio e un influencer. Ma non è una regola: @sweden, account ufficiale che fa capo al governo, viene affidato a rotazione ai comuni cittadini.
Perché un social takeover?
Come al solito, i risultati non arriveranno in automatico. Ma il social takeover, se ben fatto, potrebbe essere un’opzione interessante. Ecco perché.
Amplia la tua audience
Intrecciare i propri account significa intrecciare i propri follower. La riuscita di un social takeover sta quindi nello scegliere un protagonista abbastanza vicino da essere apprezzato dai propri fan e abbastanza lontano da allargare la propria cerchia. Con un mutuo vantaggio: il marchio guadagna il pubblico della personalità cui ha dato spazio; l’influencer si apre a un nuovo pubblico. Prendiamo ad esempio Instagram. Gli hashtag servono sostanzialmente ad allargare ad entrare in canali di argomenti che possano ampliare la platea oltre i follower già acquisiti e oltre le proprie relazioni offline. Ecco, il takeover fa anche questo. Con modalità diverse, potenzialità maggiori e in un periodo più breve.
Aumenta follower ed engagement
Se raggiungere un nuovo pubblico è la base, conquistarlo è il vertice della piramide. I takeover hanno una durata limitata nel tempo (spesso di ore) ma puntano ad avere risultati persistenti. Pescare in un nuovo bacino è senza dubbio un’opportunità che potrebbe portare un incremento dei follower, con un maggiore coinvolgimento sia di quelli attuali che di quelli potenziali.
Rinnova lo storytelling
È essenziale che dietro una social strategy ci sia una storia. Ma cosa succederebbe se un racconto si prendesse una pausa per dare spazio a un altro narratore? Forse, in un primo momento, gli utenti potrebbero rimanere spiazzati. Ma sorprendere il pubblico è, da sempre, un modo per ravvivarne l’attenzione. Occhio però: il protagonista del social takeover, come detto, è solo un altro narratore. Cambia la voce, ma la storia (quella del brand) deve essere la stessa. Magari con qualche digressione, ma sempre in piena coerenza con la propria identità. Ecco perché la scelta del partner deve essere oculata, definita in base a obiettivi strategici. State sempre dando le chiavi della vostra casa trasparente a un estraneo.